lunedì 20 settembre 2010

DIACIANNOVE MINUTI di Jodi Picoult

E’ da poco che ho finito queste pagine, e mi è rimasto sulla punta della lingua un senso di disagio.
Parla di un ragazzino, adolescente, che fin dalla tenera età viene preso in giro e sopporta ogni tipo di sopruso all’interno delle mura scolastiche da parte dei famosi Bulli.
E’ da questa storia che mi sono tornate alla mente molte vicende e situazioni vissute quando frequentavo quei banchi, quegli insegnanti, quei compagni.
La scelta di quel ragazzo è stata drastica: ha compiuto una strage sparando a quelle stesse persone che gli hanno rovinato la vita. La storia è stata liberamente ispirata alla realtà, a quello che è successo alla Columbine, dove due studenti si sono messi a sparare ai compagni e poi si sono uccisi.
Ma chi, ripensando alla scuola, non ricorda momenti imbarazzanti, situazioni pesanti e prese in giro? Di solito è una delle prime cose che vengono in mente, e certo, la reazione di quel ragazzo è stata forte, esagerata, ma a volte anch’io vivendo dentro quelle quattro mura ho sognato di fargliela pagare, ho sognato che la giustizia potesse esistere.
Se ripenso adesso a quei gruppetti di ragazzini che si credevano in diritto di fare tutto e di dire tutto, si sentivano Dio e se la prendevano con i ragazzini più piccoli, chissà per quale motivo, non mi viene da dire: massì il passato è passato! Sono cose che si fanno da giovani, ragazzate!
No, mi viene solamente da pensare che anche se cresci, anche se entri nel mondo del lavoro, nella vita “reale”, esisteranno sempre quelle persone che si sentiranno un passo avanti a te, si crederanno Dio. Esisteranno comunque gruppetti di persone che si coalizzano magari uniti da cazzate come la stessa moda, la stessa musica, la stessa mentalità superficiale.
Fortunatamente non ho mai avuto problemi seri a scuola, ma questo non vuol dire che non mi guardavo intorno, a pochi banchi dai miei, nei corridoi, e ora nell’ufficio accanto al mio, nelle aule di un tribunale…

Provate a ricordare.
Se non ricordate situazioni imbarazzanti o ricordi “da dimenticare”, forse eravate voi a creare queste situazioni, forse eravate voi i bulli.

2 commenti:

Folletto del Vento ha detto...

Non ero un "bullo" ma un ... "bullato", però ho sempre avuto accanto figure che facevano da contrappeso.
Se da una parte c'era sempre pronto qualcuno a demolire il tuo muretto, dall'altra qualcuno lo rimetteva su.
A me è andata bene, e preferisco essere stato vittima che carnefice, almeno adesso posso aiutare altri a tenere su il loro muretto.

Luigi N. ha detto...

E' triste, è osceno, è putrido come carne che marcisce nel fango... è la vita. C'è chi colpisce e chi è colpito, c'è chi decide e chi subisce decisioni; la scuola è un campo di battaglia, un banco di prova per le ossa fragili di chi non conosce ancora la sofferenza. Non è giusto, l'innocenza strozzata dagli schiaffi di persone senza pietà fa piangere qualsiasi anima... ma succede così. E' questione di sensibilità; chi cade deve imparare ad attutire il colpo, a non cadere ancora e a raccogliere chi non ce la fa. E' la sorte del rivoluzionario :)